Contenuto Performance itinerante di macroscrittura geografica
Keywords Dal 19 al 25 agosto 2012 percorreremo in auto circa 1.500 chilometri
per scrivere una parola di dimensioni mai tentate prima,
usando le strade di questo paese come linee.
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P-Ars ha percorso circa 1.500 km di autostrade italiane, usandole come tratti per comporre una parola di dimensioni mai tentate prima.
Lungo il percorso ha registrato video che ha diffuso in tempo reale su Youtube e sui social networks (Facebook, Twitter) per permettere al pubblico di seguire la performance e di partecipare attivamente al suo svolgimento. Ha inoltre scattato fotografie a testimonianza del percorso compiuto, e ha conservato gli scontrini di tutte le transazioni economiche avvenute lungo il viaggio.
I temi trattati nei video sono legati all’attuale crisi nei suoi aspetti individuali, sociali, culturali, artistici e politici.
Al termine della performance ha diffuso un comunicato di indipendenza, e mette a disposizione del pubblico delle gallerie moduli precompilati per fare altrettanto: dichiarare la propria indipendenza mentale e territoriale.
La performance è dedicata alla memoria di Pippa Bacca (Giuseppina Pasqualino di Marineo), assassinata durante la performance itinerante Spose in Viaggio, con cui si proponeva di attraversare, in autostop, 11 paesi teatro di conflitti armati, vestendo un abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo.
Nota critica di Marco Pozzi
Nell'epoca liquida, come sott'acqua, il grido nasce soffocato. Ad altezza uomo non corrono proiettili di parole, ma nebbie di silenzio fatto di rumore. Un grido simbolico alza Andrea Roccioletti lungo lo stivale, per affermare qualcosa: una parola antica, "art", scritta in un linguaggio nuovo, calcando la Terra con un pennino di pneumatico e inchiostro polveroso. Il suolo d'Italia diventa il social network del suo Pensiero; su una piattaforma di pianura padana allunga un facebook idealmente stradale: tutti sono amici, foto i volti casuali; le bacheche immagini durante il passaggio sui finestrini. E qui, la scrittura è il suo passaporto fra i cuori. Ad altri utenti sarà svelato il significato del moto: non a chi sfila alla longitudine dei panorami terreni, ma a chi soltanto vede con gli occhi delle nubi. E allora soltanto dal cielo si comprende il movente del suo grido, che proclama a forza la secessione dal senso comune. La dichiarazione universale dei diritti umani non è ampia abbastanza per questo nuovo fondamento, che nella creazione ha la sua guerra d'indipendenza e nella performance il suo cannone; e nella consapevolezza la sua rara divisa. Intanto, oltre le infermerie dei cervelli germoglieranno inediti ardori: così sogna il nostro Andrea Roccioletti. Sogna e agisce, spinto da ideali non appagati, fiutando l'immaginazione verso favole reali, oltre la meschinità delle finte maschere e degli inganni senz'alternativa. E noi stiamo ad ammirarlo, felici di condividere con lui la stessa società e lo stesso tempo. Nessuno può dire se sia questa performance l'inutile rigurgito d'un cervello troppo lucido, oppure il rantolo selvatico d'un'anima in ebollizione. Sia come sia, anche l'impossibilità ha un onore, così come la follia possiede la sua ragione. Anzi, forse proprio la follia risplende dov'è più salda la ragione, così come il boato risuona più netto laddove il silenzio è più puro. Perciò godiamoci le visioni di questo artista mentre si dibattono premendo contro le cinture dei sedili. Rimbocchiamoci sulle pupille le mappe di questo fuoriluogo, come un fiore nel taschino. Potremo consultarle, sempre, quando cercheremo l'indirizzo per una qualche rivoluzione.
Nota critica di Ilenia Pennini
Essere Fuoriluogo, essere quella voce fuori dal coro che non si sottopone alle scelte della consapevolezza di massa. Essere Arte ma al di fuori degli schemi tradizionali a cui ci hanno abituato.
Perché limitarsi a fare Arte nei luoghi destinati ad essa?
Questa nuova performance di Andrea Roccioletti porta la scrittura al di fuori dei suoi confini classici. L’atto di scrivere diventa un percorso on the road su 1500 Km di strade della nostra penisola interrogandosi sul ruolo morale, sociale e spirituale della cultura. Chilometro dopo chilometro si vedono nascere nuove consapevolezze e nuove vie di interpretazione della realtà.
La cultura che proprio perché non è fine a se stessa esce dalla forzatura dei libri scolastici per diventare una tappa necessaria alla rinascita della società dall’attuale crisi che stiamo vivendo.
Tre lettere vengono quindi tracciate da questa automobile che, come un pennino su un foglio bianco, percorre le strade italiane. Tre lettere che solo alla fine diventano davvero comprensibili e pongono l’Arte, in inglese «Art», come soluzione alla perdita dei valori provocata dalla crisi.
Nota critica di Simone Piazzesi
Una linea immaginaria ma taumaturgica
Un giorno il vecchio Chen chiamò il giovane Yao e così lo interrogò:
«Qual è l'ammaestramento che ci viene dalla lumaca?»
Yao si fece pensieroso, Chen scosse la testa, ma quello lo stupì e rispose:
«La lumaca ci lascia la scia»
«Ecco» disse il vecchio alzando le braccia al cielo «anche nella tua stoltezza si palesa un briciolo di saggezza!»
Questo famoso koan di un anonimo cinese del XIII secolo (tratto dalla raccolta “Le perle della vecchiezza e altre amenità”, Edizioni Nascoste) ci dà lo spunto per inquadrare l'eroica performance “Fuoriluogo”, ideata e attuata dal poliedrico artista Andrea Roccioletti (spiegheremo nel proseguo di questo articolo perché eroica e perché poliedrico).
La mera analisi fattuale ci dice che si è trattato di un viaggio in automobile da Torino a Pesaro lungo un percorso sinuoso ma affatto casuale. Una performance itinerante di macro-scrittura geografica in cui l'auto del Roccioletti, come una moderna lumaca a pistoni, ha lasciato una scia, una linea, potremmo dire quasi una bava che, dall'astrattezza della carta geografica alla matericità del territorio, ha disegnato una parola: art.
La scelta della parola da incidere virtualmente sull'Italia centro-settentrionale è stata motivata da profonde riflessioni sul ruolo dell'arte e sulle sue enormi potenzialità sicuramente ignote e insfruttate. Essa può, secondo il Roccioletti, incidere quasi taumaturgicamente sull'attuale, devastante crisi economica, morale, politica e spirituale. La scelta della lingua in cui scrivere la parola è stata invece dettata, con ogni probabilità, dalla brevità offerta dall'inglese. Visto il costo della benzina e le temperature africane raggiunte nell'agosto 2012, non possiamo non comprendere e avallare tale scelta. Proprio in relazione allo sforzo anche fisico sopportato dai performers si è prima parlato di eroicità dell'impresa. Non temiamo infatti di essere tacciati di stantìa retorica se così connotiamo questi due artisti (Roccioletti e il suo pilota) che invece di andarsi a divertire o comunque refrigerare su spiagge, piscine, parchi acquatici o vette alpine, si sono spinti su bollenti autostrade, dormendo in sperduti autogrill e mangiando pane e salame, per disegnare una parola che potrebbe essere davvero propiziatoria. Se infatti pensiamo alla siccità, tanto esiziale quanto innaturale, che attanaglia l'Italia, non possiamo non vedere il tentativo di incidere con una scritta eterica (ma potente!) il suolo italiano per ben 1500 chilometri come il tentativo di fare da unguento alle ferite della terra riarsa. Il territorio infatti, benché offeso e straziato da mesi di assenze di pioggia, è ancora ricco di falde acquifere, di torrenti, di laghi, di invasi... di acqua, insomma. E come non ricordare gli studi geniali e affascinanti del ricercatore nipponico Masaru Emoto? Egli, come si sa, ha dimostrato con centinaia di prove sperimentali, che le parole, messe a stretto contatto con l'acqua o con elementi che la contengono (frutta, carni, ortaggi) sono in grado di modificarne sensibilmente la struttura dei suoi cristalli portando a dei risultati semplicemente sbalorditivi. Parole dal significato positivo, eticamente buono, di comunanza col creato come “amore”, “gratitudine”, “amicizia” hanno l'effetto di “positivizzare” anche la materia (fatta in gran parte di acqua) con cui è messa a contatto. Le analisi dei cristalli d'acqua danno così immagini armoniche, perfettamente geometriche, emananti pace e benessere. Se invece a contatto dell'acqua vengono messe parole negative come “odio”, “assassinio”, “gelosia” la materia imputridisce e nell'acqua appaiono cristalli disarmonici, amorfi, immagini di sofferenza comunicanti sensazioni sgradevoli.
Tornando alla performance del Roccioletti, la parola “art” è senz'altro da annoverare tra le più positive e ricche di potenzialità rinvigorenti che si possano immaginare. Chissà quindi che anche il terreno che è stato segnato, pur da una immaginaria linea, non ne venga positivamente influenzato e non possa rinascere nello spirito e nella materia oggi essiccata.
Lungo il percorso, il Roccioletti, si è fermato in diverse tappe registrando video interventi dedicati ai suoi “followers” internettiani, esprimendo riflessioni profonde sulla condizione dell'uomo moderno, ingabbiato in strutture sociali ed economiche che, nell'illusione della libertà e della democrazia, nascondono le spire di un serpente soffocante e obnubilante la vitalità umana. Tali interventi talora, dobbiamo ammetterlo, hanno un po' il sapore del “pippone” che di certo fa poco “pandant” con l'immagine on the road di una ripresa da mandare su youtube. Ma è giusto così, la riflessione non è mai facile, l'analisi critica costa sempre fatica e non si può pretendere di ottenere risultati degni di nota senza sforzi e sudore (non solo metaforico in questo caso). Non vogliamo qui ripercorrere il filo dei discorsi dei video-interventi (comunque visionabili sul canale youtube del Roccioletti). Basterà citare la riflessione sul ruolo del lavoro nella società moderna (strumento di emancipazione o nuova schiavitù?); la crisi sistemica totale ma non fatale, voluta e cercata da chi comanda davvero questo mondo; l'importanza della consapevolezza come nuova arma per combattere un sistema iniquo e disumano, stante la sconfitta delle metodologie novecentesche della piazza o della armi; infine, il ruolo potenzialmente deflagrante che potrebbe avere l'arte, in tutte le sue forme, per far rinascere o perlomeno depurare in parte questo mondo dalle scorie con cui è stato martirizzato.
Il viaggio come scrittura, dunque, ribaltamento del classico schema della scrittura come viaggio dell'immaginazione. Un viaggio che si fa letteratura e non una “letteratura di viaggio” che partorisce taccuini autoreferenziali pieni di ego. Qui si viaggia per cambiare le cose, per scrivere una parola che è un grido disperato ad un mondo di sordi e allo stesso tempo un bandiera di speranza che sventola da un torre ancora da costruire.
Rimane da spiegare il perché della poliedricità del Roccioletti, ma per quello rimandiamo a Euclide, Pacelli e se volete persino Fibonacci.
Ad maiora.
www.simonepiazzesi.it
Nota critica di Sonia Migliano
Fuoriluogo è, innanzitutto, un modo di essere, un modo di vivere. È una scelta, primariamente individuale, ma che si vorrebbe collettiva. Vuol dire decidere di uscire dai limiti dove altri ci hanno costretti e cercare nuovi spazi morali da abitare. Significa lasciare le strade già battute, fin troppo note e che non portano più da nessuna parte, alla ricerca di percorsi alternativi il più possibile utili a tutti e non ai soliti pochi. Questa è un'esigenza che scaturisce con forza dal nostro essere immersi fino al collo nell'attuale crisi economica, sociale ed esistenziale. Per uscirne, è necessario conoscere e saper interpretare le cattive regole del mondo-mercato in cui viviamo per poterle rovesciare e ritrovare finalmente una dimensione umana del vivere. Lo scopo della performance Fuoriluogo di Andrea Roccioletti è, dunque, quello di portare una volta di più la nostra attenzione sulla realtà e sugli strumenti che ce la fanno comprendere: uno di questi è, da sempre, la scrittura. Ma Roccioletti esce dal foglio e va a scrivere fuori da quel luogo usuale. Così il suo foglio diventa la strada e la sua penna diventa la sua macchina: guidando attraverso l'Italia, da Torino a Pesaro, traccia una linea lunga circa 1500 km che segnata su una cartina forma una parola, Art. Ecco la parola-chiave che secondo l'autore può salvarci dalla crisi. L'Arte, scritta e letta in questo modo assolutamente originale, è in grado di rendere intelligibile a tutti la realtà che ci circonda. L'Arte è un linguaggio che tutti possono imparare e di cui ciascuno può usufruire. L'Arte assomiglia a chi la fa e a coloro che ne fruiscono, perciò essa ci accomuna, ci rende simili, ci unisce e per questo ci fa più forti nella volontà collettiva di innescare un cambiamento. L'Arte non ci lascia soli nella battaglia contro un sistema divenuto invivibile: essa ha la capacità di puntualizzare il problema e di suggerire le soluzioni. Vedere tutto ciò iscritto macroscopicamente lungo le strade del nostro paese, illustrato da note-filmati di viaggio dallo spirito provocatorio, è un bellissimo invito alla speranza e un richiamo preciso e inequivocabile alla forza germinatrice delle idee che generano altre idee, facendoci crescere nella coscienza del mondo, rendendo vero e tangibile lo slogan:
THE
“EARTH”
WITHOUT
“ART”
IS
JUST
“EH”
Nota critica di Elisa Emiliani
L’indipendenza del pensiero, l’autonomia e il diritto alla opposizione politica sono private della loro fondamentale funzione critica in una società che pare sempre meglio capace di soddisfare i bisogni degli individui grazie al modo in cui è organizzata. Una simile società può richiedere a buon diritto che i suoi principi e le sue istituzioni siano accettati come sono, e ridurre l’opposizione al compito di discutere e promuovere condotte alternative entro lo status quo.
[Marcuse, L'uomo a una dimensione, Le nuove forme di controllo]
Ci troviamo in un periodo storico particolare. Fino a pochi anni fa l’affermazione di Marcuse sarebbe stata perfettamente attuale: la società industrializzata occidentale è stata capace di soddisfare i bisogni degli individui e per una serie di concause ha sottratto terreno alla critica e all’opposizione, in qualunque forma venisse presentata, inglobandola nel sistema (nello status quo).
Al giorno d’oggi tuttavia ci ritroviamo a vivere in una società che da una parte, come in passato, non accetta critiche ma che dall’altra non riesce più a soddisfare i bisogni di chi ha perso il lavoro, di chi non ha alle spalle una famiglia che lo sostenga, di chi ha esaurito i risparmi.
La crisi economica avanza sgretolando la bolla dorata di benessere e consumo sfrenato nella quale ci eravamo adagiati.
La condizione peculiare di questo momento storico è costituita non solo dal fatto che l’economia non riesca a ripartire, ma anche dall’incapacità di reagire.
Da cosa deriva questa stasi paralizzante? A mio avviso è una conseguenza diretta dell’intorpidimento culturale del quale siamo stati vittime e conniventi.
Se ci fosse un ricco substrato culturale, una propensione critica da parte della filosofia accademica, un coinvolgimento sociale della letteratura e del cinema allora la crisi si risolverebbe, certo con fatica ma anche con una ventata d’aria fresca di cambiamento. Questo ricco substrato culturale però manca e con esso mancano la capacità e forse addirittura la volontà per cambiare rotta, per vivere un nuovo illuminismo che sfoci in una rivoluzione culturale.
La nostra società, o per meglio dire la società in cui viviamo giacché non credo che
molti di noi la sentano come propria, è la società di una ristretta cerchia di persone che vince dove tutti gli altri perdono (perdono i lavoratori, gli onesti, gli artisti, i
liberi pensatori).
La domanda più pressante, da questo punto di vista, chiede allora se sia possibile un cambiamento. Se sia possibile recuperare dei valori, ma anche proprio delle categorie di pensiero che sono andate perdute, o quasi, nel processo che ha condotto il mondo ad essere quello che è oggi.
La domanda successiva chiede dove risieda questo germe di rinnovamento. Certamente non nei luoghi che in passato hanno favorito la nascita di idee nuove: non le università, non gli opuscoli o i circoli intellettuali (la cui stessa esistenza ormai è storia).
La mia speranza, allora, è che sia l’arte a guidare la rivolta culturale: il teatro, la letteratura e il cinema proposti da case editrici e compagnie indipendenti.
Fare arte in questa situazione significa andare in guerra. Significa rinunciare a una vita sicura e vivere un eterno precariato, rischiare spesso di non arrivare alla fine del mese, ma soprattutto significa avere la consapevolezza che il proprio lavoro sarà apprezzato da una ristretta nicchia di persone, disprezzato da alcuni e ignorato dai più.
Eppure Andrea Roccioletti parte in macchina e traccia la parola Art per 1000 chilomentri sulle strade d’Italia.
“Noi abbiamo scelto questa parola perché pensiamo sia una delle possibili risposte all’attuale crisi che stiamo vivendo” dice nel video conclusivo della performance.
Io concordo con lui. Credo che l’Arte sia la risposta: l’Arte che è critica e rivoluzionaria, che con una luce ardita mette in evidenza le ombre, così che la società civile possa provvedere a disperderle.
Clicca qui per scaricare la dichiarazione di indipendenza
fuoriluogo - dichiarazione di indipendenza
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fuoriluogo - testi
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I nostri nomi non sono importanti. E’ più importante quello che stiamo cercando di fare. Sarà questo a dirti chi siamo, non l’ennesimo spot pubblicitario. Siamo simili a te: come te ci stiamo rendendo conto che stiamo vivendo in prima persona una delle peggiori crisi economiche, sociali, culturali e politiche della storia. Ci stanno dando la caccia, e ci prenderanno, presto o tardi. Forse capiterà anche a te, forse già sei nella nostra medesima situazione.
Siamo esseri umani, e per questo siamo immersi nello spazio e nel tempo. Lo spazio è curvo, e non c’è luogo dove ci si possa ritenere al sicuro dalla crisi. Il tempo disponibile non è infinito, e dunque non si può fuggire per sempre. Dunque, prima o poi saremo costretti a fermarci, oppure verremo fermati. Possiamo illuderci dell’impossibile, e cioè che questa crisi non ci tocchi mai; oppure, possiamo compiere un ultimo gesto di sconsiderata bellezza. Non abbiamo che questo: sappiamo che le idee sono immortali, contagiose e rivoluzionarie. E questo è più che sufficiente.
Ci stiamo spostando in auto. Percorrendo circa 1.500 chilometri, useremo le strade di questo Paese alla Rovescia (una volta chiamato Italia) per scrivere idealmente la più grande parola mai scritta prima. Se lasciassimo una scia lungo il percorso che stiamo compiendo, sarebbe visibile dallo spazio. Puoi seguire i progressi di questa nostra performance sui social networks (Facebook, Twitter ), e tramite il canale dedicato su Youtube.
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