Id Superfici 2011 alla Torino Art Gallery 2011
Contenuto
24/9 - 14/10 2011. Quando la realtà imita l'arte informale
Keywords
ingrandimento, fisicità, grana, sfondo, distanza

P-ARS alla Torino Art Gallery
Superfici: muri, architetture d'ombra, astrattismo funzionale
dal 24 settembre al 14 ottobre dal lunedì al sabato
dalle 15.00 alle 19.00 via Vanchiglia 6/a, Torino

Muri
Sono ovunque attorno a noi, ma non li notiamo. Sono entrati a far parte di quel regno di cose che esistono senza esistere più, assenti nella consapevolezza ma presenti nelle conseguenze reali. Influenzano la nostra percezione dello spazio, modificano la nostra vita. Sono nati per difenderci dall’esterno, dal pericoloso, dal diverso, dallo straniero, accompagnando l’uomo dalla sua comparsa su questo pianeta si sono evoluti, hanno acquisito significati metaforici, intrisi di storia, universale e personale. Hanno anche rinchiuso: quando la maggioranza deteneva la verità e la ragione, sono diventati i limiti di una cella. Sono passati in secondo piano nell’era della comunicazione e della condivisione tramite la Rete, ma restano qualcosa di invalicabile per la nostra parte fisica: ci ricordano la nostra materialità, la nostra finitudine. Sui muri delle caverne i primi uomini tracciavano i loro simboli apotropaici; sono stati supporti per cartelloni pubblicitari e manifesti politici; la sicurezza di un rifugio; la disperazione di una prigione; un mutuo da pagare per averne intorno e chiamarli casa. Oggi sulle pareti delle gallerie esponiamo nuovi simboli apotropaici per esternare i nuovi antichi dilemmi umani. Muri di P-Ars è un omaggio a loro; che crollino all’improvviso come il Muro per eccellenza, quello di Berlino, oppure che il tempo li eroda lentamente raccontando il suo scorrere nelle sbavature di colore, nello sfogliarsi della tinteggiatura. Che per un attimo li si veda per davvero, e da fantasmi si materializzino.

Architetture d'ombra
L’architetto progetta, cercando di prevedere che cosa succederà, operando sempre più fortemente come ingegnere sociale, adoperandosi per trovare quel sottile punto di equilibrio tra funzione e parvenza estetica. Ma al di là dei gusti e degli usi dei diversi periodi storici, non appena un’idea diventa realtà, accade uno dei miracoli di questo universo: l’imprevisto. Quando un pensiero viene calato nello spazio e nel tempo, e diventa materia e vi trova posto, inizia a fluire secondo regole che l’uomo non comprende appieno. Tutti possiamo ricordare palesi errori strutturali nell’architettura di certi edifici che incrociamo per strada; le nuove sensibilità nei confronti dell’handicap, le esigenze lavorative e produttive in conflitto con quelle del benessere psicofisico umano. Ma non si tratta solo di questo. Ci sono più sottili modi che il tempo e lo spazio di questo universo hanno per giocare con le opere umane. Il movimento del sole; un intreccio di ombre, una nuvola passeggera. Il riflesso di una pozzanghera, un suono attutito oppure un eco inaspettato, un contrasto di colori, una finestra lasciata socchiusa, un bagliore. Tutto attorno a noi, tra le costruzioni della nostra razionalità e dei nostri intenti, scorrono inesorabili e possenti le forze della fisica, e ad alzare lo sguardo e a coglierne il frammentario movimento ci si rende conto di come sia tutto uno scendere a patti con la natura che ci circonda e di cui siamo fatti.

Astrattismo funzionale
Se la stanza d'albergo è stata ispiratrice di metafore narrative per scrittori, registi e performers, anche l'universo delle arti visive annovera numerose sperimentazioni in merito. In contrapposizione al mondo del fuori (del viaggiato da fotografare, ricordare, conservare) la stanza d'albergo con il suo design anonimo fa sì che lo sguardo scivoli senza posarsi; gli arredi e gli oggetti diventano semplicemente quello che sono, toccati e usati, e rimandano ad archetipi minimali e diluiti: l'armadio, il comodino, la lampada; dunque: un armadio qualsiasi, un comodino qualsiasi, una lampada qualsiasi. Trovarsi dunque da soli tra le geometrie minimali puramente funzionali di certe stanze d'albergo diventa spunto per riprendersi il proprio spazio interiore, riscoprire la transitorietà dei costumi indossati e dell'identità costruita che ciascuno propone a sè stesso e agli altri nel proprio appartamento. P-Ars con Astrattismo funzionale vuole far soffermare lo sguardo dell'osservatore proprio su quegli angoli di camera d'albergo dove non c'è nulla se non la materia in sè; materia che fa solo quello che è nata per fare: il muro per dividere, lo specchio per riflettere, lo stipite per permettere ad una porta di ruotare, un incrocio d'angoli per sorreggere il soffitto. Allora le proporzioni, le profondità e gli usi perdono di significato, e resta una "natura morta" silenziosa che racconta il suo essere stata costruita non per essere guardata.


Qui di seguito disponibili il pdf e i jpg del flyer dell'esposizione.

flyer

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